Salve, poiché devo gestire la rabbia che ho dentro per la vicenda di cui sono stato vittima, prima di recarmi da un legale mi rivolgo a coloro (almeno mi auguro) che possono ascoltarmi con cognizione di causa (ambito).
Sinteticamente, dopo un lungo periodo di stop, mi reco presso una delle associazioni donatori sangue della mia città (il cui laboratorio di analisi di riferimento è quello del più importante nosocomio cittadino), dato il lungo tempo trascorso dall’ultima donazione vengo sottoposto alla pre-donazione il cui esito è ok, e a distanza di 3 mesi scarsi da essa effettuo la donazione.
Qui inizia la vicenda, perché dopo circa 75 gg, mia moglie riceve e apre (!) la busta contenente l’esito degli esami e scopre la mia presunta positività all’hcv.
Vi lascio immaginare le nostre reazioni ad una tale ipotesi.
Così come consigliato dalla missiva a corredo degli esami e dopo 24h di full immersion on line, mi sono recato presso la struttura citata per chiarimenti, ma soprattutto per chiedere aiuto (umanità!); mediocri sui primi, assolutamente inconsistenti i secondi (e poi scrivono trattati sull’assistenza psicologica dei pazienti!).
A loro dire, poiché sul referto vi era l’invito a ripetere l’esame a 3 mesi, non potevano assolutamente prendere iniziative diverse; quindi, su mia ferma insistenza, mi hanno rilasciato (anche per farmi andar via!) una esenzione per effettuare tale esame in una struttura privata (richiedendo (IO) specificatamente di inserire l’esame rna).
Dopo circa un mese dall’esame effettuato presso una prestigiosa struttura privata la vicenda si risolve con un esito negativo (non reattivo – negativo).
Un lieto fine ma che però ha lasciato il segno (= rabbia).
Sono sempre più convinto che, per la vicenda nel suo complesso, un’azione legale sia quello che si meritano.